Una giovane cagnolina ritrovata morta, nessuna autopsia eseguita e protocolli disattesi: emergono lacune istituzionali e possibili responsabilità penali.
Una giovane cagnolina di circa otto mesi è stata ritrovata senza vita lungo una strada periferica di Varapodio (RC). L’animale, conosciuto nella zona, viveva in libertà controllata nei pressi dell’abitazione di una residente che quotidianamente si occupava di fornirle cibo e un punto di riferimento.
La scena del ritrovamento presenta elementi che destano forti perplessità: il corpo era adagiato lateralmente, con una ferita localizzata nella regione cervicale. La posizione, la tipologia della lesione e il contesto territoriale rendono necessaria una valutazione medico-veterinaria approfondita, che purtroppo non è stata eseguita.
Infatti, il corpo dell’animale è stato sepolto privatamente poche ore dopo il ritrovamento, senza alcuna autorizzazione sanitaria né accertamento necroscopico, precludendo così la possibilità di stabilire in modo scientifico la causa della morte.
Ad aggravare la situazione, i Carabinieri allertati sul posto non hanno disposto nell’immediato il sequestro della carcassa né l’intervento della ASL veterinaria, rinviando l’azione per motivi legati a festività locali. Una prassi che, se confermata, rappresenta un’anomalia grave nella gestione di un fatto potenzialmente rilevante penalmente.
Analisi criminologica e possibili ipotesi
In assenza di autopsia, non è possibile accertare con certezza se la morte sia derivata da:
- atto doloso umano (es. ferita da lama),
- investimento o trauma accidentale,
- aggressione animale o altra causa naturale.
Tuttavia, proprio per questa incertezza, l’omissione dell’esame necroscopico costituisce un elemento chiave: ha impedito di conservare prove fondamentali e di chiarire la dinamica dei fatti. Dal punto di vista criminologico, la scena non mostra segni di trascinamento o dispersione ematica, ma una ferita netta e localizzata. In contesti rurali con elevata presenza di randagismo, aggressioni da parte di branchi, investimenti non segnalati e gesti crudeli verso animali non sono purtroppo episodi rari.
Reati e violazioni potenzialmente ravvisabili
Dall’analisi complessiva della vicenda, emergono diverse fattispecie di possibile rilevanza penale e amministrativa:
- Art. 544-bis e 544-ter c.p. – Uccisione e maltrattamento di animali, da verificare mediante eventuale riesumazione e accertamenti necroscopici.
- Art. 672 c.p. – Omessa custodia e malgoverno di animali, per la mancata messa in sicurezza dell’animale da parte dei soggetti che lo accudivano informalmente.
- Legge 14 agosto 1991 n. 281 – Mancata sterilizzazione e controllo del randagismo: la cagnolina, pur essendo conosciuta sul territorio, non era sterilizzata né censita.
- D.Lgs. 152/2006 e Reg. CE 1069/2009 – Gestione irregolare del cadavere animale: la sepoltura privata, senza autorizzazioni e senza il coinvolgimento dell’ASL, è una violazione delle norme sanitarie e ambientali.
- Art. 328 c.p. – Omissione di atti d’ufficio, qualora venga accertato che le autorità intervenute non abbiano attivato i protocolli obbligatori (sequestro, necroscopia, informativa alla Procura).
L’immediata attivazione dell’associazione
Come associazione ci siamo attivati immediatamente, raccogliendo documentazione, testimonianze e materiale fotografico, e predisponendo un esposto formale indirizzato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ai Carabinieri Forestali, all’ASP veterinaria e al Comune di Varapodio.
Il nostro obiettivo è fare piena luce su quanto accaduto, accertare eventuali responsabilità e sollecitare il rispetto delle procedure sanitarie e giudiziarie previste in casi di morte sospetta di animali.
Non è accettabile che, nel 2025, un episodio del genere venga gestito con leggerezza, compromettendo irrimediabilmente la possibilità di giungere alla verità.
Conclusione
La morte di questa giovane cagnolina non è soltanto un fatto doloroso, ma un caso emblematico delle falle sistemiche nella gestione del randagismo e delle emergenze veterinarie in molte zone del Sud Italia: mancanza di sterilizzazioni, assenza di protocolli immediati, sepolture “fai da te” e risposte istituzionali spesso tardive.
Chiediamo che le autorità competenti svolgano indagini approfondite, che il corpo venga eventualmente riesumato per una necroscopia, e che si apra una riflessione seria sul rispetto delle normative vigenti.
Solo così si può rendere giustizia a questa vita spezzata e restituire dignità a un territorio troppo spesso lasciato solo.
Veronica Cucco



