Fluffy o Mogwai: la nuova truffa

In Traffici di Cuccioli

Mi hanno appena segnalato l’ennesimo articolo pieno di inesattezze e già basta leggerne il titolo per capire il danno che rischia di fare. Il Bouledogue francese è una razza a pelo corto. Punto. Tutto ciò che oggi viene spacciato come “Fluffy” o “Mogwai” non è una moda nata negli allevamenti seri, ma l’ennesima trovata dei trafficanti di cuccioli, che hanno bisogno di inventarsi sempre nuove varianti per alimentare il business.

Ma cosa è davvero un bouledogue francese a pelo lungo? Ogni diecimila accoppiamenti può capitare che nascano cuccioli con questo difetto. Hanno pedigree, sono cani di razza a tutti gli effetti perché il documento d’identità lo riceveranno comunque. In Francia, come in Italia, il pedigree viene rilasciato con la dicitura “non idoneo alla riproduzione”. Questo significa che quei cuccioli devono essere ceduti solo dietro un rimborso spese e con l’obbligo di sterilizzazione.

Il pelo lungo in un bouledogue francese non è un pregio, ma un difetto genetico. Lo standard di razza parla chiaro. Io stessa ho un bulldog inglese con un occhio blu: anche se ci affascina, resta un difetto secondo lo standard. E lo standard è la base della cinofilia, non un’opinione.

Il pelo lungo nei bouledogue francesi è dovuto a un gene recessivo, e capita raramente nei veri cani di razza con pedigree ENCI-FCI. Quello che vediamo oggi in massa nei mercati paralleli non ha nulla a che vedere con la selezione ufficiale: i trafficanti stanno incrociando i francesi con chihuahua a pelo lungo e li rivendono come “novità” a caro prezzo.

Un cane di razza con difetti genetici deve avere comunque il pedigree. Per spiegarmi con un esempio semplice: se nasce un bambino con una malattia genetica, avrà comunque la sua carta d’identità, ma sarebbe opportuno che non trasmettesse quel difetto alle generazioni future. Lo stesso vale per i cani.

I cosiddetti Fluffy o Mogwai che troviamo online vengono venduti senza pedigree, o peggio ancora con documenti rilasciati da associazioni non riconosciute, pezzi di carta senza alcun valore legale. È l’ennesima strategia dei trafficanti per confondere chi non conosce le regole e speculare sulla moda del momento.

Dietro queste “rarità” non c’è cinofilia, non c’è tutela della razza, non c’è amore per i cani. C’è solo business.

Veronica Cucco – Radio Cinofilia

You may also read!

Dietro il sorriso della solidarietà: l’odore sottile dell’inganno.

Un' associazione ODV ha recentemente promosso una raccolta fondi online, con l’obiettivo dichiarato di raccogliere circa 3.000 euro per

Read More...

Sant’Ilario dello Ionio: il caso “Dog Center” tra assoluzioni, carenze economiche e ombre sulla tutela animale

Un canile definito “lager” in primo grado, poi assolto in appello. Ma la vicenda del Dog Center riapre il

Read More...

La macchina della gogna: analisi criminologica della comunicazione di un noto influencer animalista

Negli ultimi anni, il ruolo degli influencer è diventato sempre più rilevante nel plasmare opinioni, orientare comportamenti e influenzare

Read More...

Leave a reply:

Your email address will not be published.

Mobile Sliding Menu