INCHIESTA LEVRIERI: affari d’oro dietro lo spostamento di cani

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Ammetto che anche io ero legata al luogo comune che “se non li salviamo, li uccidono nelle perreras”.

Stiamo entrando nel cuore di questa inchiesta.

Un veterinario mi riferisce che generalmente, trascorsi i sessanta giorni, vengono soppressi i cani malati, non quelli giovani e sani. I cani che arrivano in Italia non mi sembrano cani anziani e malati e oltretutto non ci sono solo galgo nelle Perreras.

I galgo espanol sono un capriccio, non di chi vuole veramente salvare un cane, ma chi vuole apparire come eroe ed avere il cane bello somigliante al cane di razza e a pochi soldi. Mi ricordano i clienti dei trafficanti. Cucciolo simil razza a pochi euro.

L’importazione di questi cani è arrivata alle stelle, lo giustificano la nascita negli ultimi anni di 20 associazioni “rescue” e i furgoni pieni che arrivano e che le associazioni mostrano l’arrivo con orgoglio. Ci sono anche le dichiarazioni di una volontaria a processo in Spagna per importazione illegale di Galgo, che ha affermato di portare 150 galgo all’anno, questo accadeva 10 anni fa.

Ci sono indagini sullo spostamento dei cani dai nostri canili per la Germania e un’inchiesta di Kodami sulle staffette illegali dei randagi che dalla Sicilia finiscono al nord. Il giro d’affari è milionario. Questo per farvi capire che quando c’è uno spostamento di cani, il rischio che dietro ci sia solo uno scopo economico e non benefico, è molto alto.

Un volontario ha l’obbligo di conoscere bene il cane di cui si occupa e di affidarlo alla persona idonea alle sue esigenze. I controlli pre e post affido definiscono lo scopo e la reale attività del volontario, se mancano i controlli pre e post affido, manca la figura del volontariato, di conseguenza dell’adottante e dell’associazione.

Abbiamo preso solo tre esempi di cani adottati in Spagna e tornati indietro all’associazione:

1° post

2° post

3° post

Se i galgo spagnoli che arrivano in Italia dovessero essere rifiutati dall’adottante, chi se ne occupa? Di nuovo l’associazione? Chi paga le spese di mantenimento. E comunque come li abbandonano i cacciatori, li abbandonano anche gli adottanti.

La nascita di un’associazione chiamata ACCHIAPPA LEVRIERI, associazione seria e virtuosa, nasce su un problema molto serio: la continua fuga di galgo in Italia. Mi riferiscono che ne catturano almeno due al giorno e lo fanno in forma gratuita. I galgo sono cani da caccia a vista, il forte istinto predatorio è nella loro genetica, sono cani abituati a vivere in aeree molto grandi perché la loro attitudine è cacciare, rinchiuderli in città o in appartamento, vuol dire mancare di rispetto a quelle che sono le loro caratteristiche etologiche ed è quello che sta succedendo in Italia con gli amanti di questo tipo di cani. Arrivano quindi, tramite associazioni “rescue” italiane, del cane che importato sanno poco o niente, perché i volontari vivono qui, e li affidano al primo che capita, al primo che si innamora della bellezza estetica del cane visto in foto e non delle loro attitudini. Si “adotta” non per pietismo, ma perché i galgo sono cani belli e i simil non sono da meno. I rescue italiani non vogliono far emergere queste continue fughe, perché un cane che scappa è la dimostrazione che si affidano a persone inesperte un cane difficile, viene quindi a mancare il valore della figura del vero volontario. Un cane che scappa è il fallimento totale e se il numero di cani che scappa è alto, due domande iniziamo a farcele.

La richiesta dei levrieroidi è talmente grande, che arrivano nei furgoni, ancor prima che qualcuno li abbia adottati e finiscono in stallo presso rifugi e canili spesso sovvenzionati dallo Stato, un capriccio quindi che paghiamo anche noi cittadini italiani.

San Patrignano è uno dei canili usati per appoggiare i levrieri e lo dimostra questo articolo

Ora entriamo nell’inchiesta, cominciando appunto con la Spagna, il materiale che vi mostrerò ora è solo una parte di quello che abbiamo studiato.

Per prima cosa ho confermato che la richiesta è più grande dell’offerta, infatti ogni anno secondo un articolo di circa 11 anni fa, il numero di animali esportati dalla Spagna saliva a mezzo milione, ora sicuramente questo numero è aumentato a dismisura, lo dimostra la nascita in Italia di 20 associazioni rescue negli ultimi anni.

Per soddisfare questa grande richiesta i volontari hanno cominciato a rubare cani. Leggete l’articolo 

Incendiano le fattorie e con la scusa di salvarli, li prelevano e non li restituiscono. Leggete l’articolo Oppure questo.

Oppure li prelevavano mentre sono a caccia con i loro proprietari. Anche qui leggete l’articolo.

In foto abbiamo una prova che molti cani vengono rubati e deportati all’estero, infatti in questo screenshot lo dicono proprio: “diffondere urgentemente nei gruppi, levriero trovato investito, levriero trovato a Barajas (Non diffondere su FACEBOOK) nel caso in cui il suo proprietario (o galgheros) lo veda, non può essere diffuso”

Addirittura abbiamo storie di cani che sono stati rubati e poi restituiti. Leggi l’articolo

Abbiamo un’altra prova che spesso dietro a questo giro di cani c’è del marcio, riguarda la storia di un ritrovamento di un cane e la volontaria che viene contattata chiede di non portare il cane dal veterinario, perché anche lei ha il lettore del microchip. Questo fa capire che se si porta un cane in clinica, il veterinario sarà poi costretto, per etica professionale, a contattare il proprietario e restituirglielo ed è quello che molti volontari non vogliono, altrimenti gli scappa l’affare.

Dei cani rubati, si devono perdere le tracce, quale miglior modo affidarli ad un’associazione estera che li fa sparire nel suo Paese? Noi abbiamo già scoperto e denunciato, proprio questi furti.

Cosa dice la stampa riguardo a questo enorme movimento di cani? Parla di rapporti zoomafia e spiega cosa si nasconde dietro alle deportazioni.

Se da una parte si ringraziano le associazioni che hanno lo scopo di salvare i cani, dall’altra purtroppo degli stessi cani se ne perdono le tracce, quindi gli spagnoli si chiedono che fine fanno tutti questi cani che escono dal loro Paese? Gli adottanti sono idonei, oppure finiscono nei laboratori di vivisezione? La testata giornalistica Andalucia Informacion, spiega perfettamente i meccanismi che si nascondono dietro alle deportazioni e lo spiega in questo articolo un giro d’affari milionario.

la società protettiva di Vicky Moore afferma:  “Riconosciamo, senza la minima ombra di dubbio e con i più sinceri ringraziamenti, gli encomiabili sforzi che molte organizzazioni per la protezione degli animali di altri paesi fanno per aiutare il triste destino dei cani e gatti abbandonati nella nostra società. Ma con la stessa chiarezza dobbiamo esporre i ragionevoli dubbi sulla sorte che alcuni gruppi “protezionisti” potrebbero riservare a molti di questi animali esportati; una situazione aggravata dalla mancanza di un controllo rigoroso che garantisca la bontà della loro nuova vita”, dichiarano nella loro relazione.

Il documento demistifica anche la credenza nell'”amore” per gli animali in questi paesi di accoglienza o che siano il “paradiso” degli animali, affermando che ci sono anche molti abbandoni e sacrifici. “Da anni i veterinari tedeschi e svedesi … avvertono dell’esistenza di associazioni per la protezione degli animali di natura molto dubbia, per le quali il commercio di cani randagi spagnoli è molto redditizio, e il presunto ‘salvataggio degli animali’ offerto è altro Che discutibile.” L’associazione si domanda: “Certo ci sono tante migliaia e migliaia di famiglie adottive, incondizionate al punto da accogliere animali con gravi malattie?

Questo gruppo insiste sul fatto che “il tempo sta dimostrando che mandare gli animali in un altro Paese non risolve il problema, anzi aiuta la situazione a diventare endemica. Questa soluzione paga la pigrizia delle istituzioni che si sottraggono all’obbligo di lottare per estirpare l’abbandono della nostra società». Leggi articolo completo

Un’altra questione che si discute molto, sono i numeri inventati per creare stupore. Un articolo spiega bene le motivazioni e i numeri reali degli abbandoni, impiccagioni o reati di maltrattamento. Leggetelo perché è davvero interessante e forse comincerete a capire perché c’è la diffusione da parte delle associazioni rescue a parlare di numeri inesistenti.

Siamo giunti alla terza tappa della nostra inchiesta, altre notizie stanno arrivando dalla Spagna. Prossimamente cercheremo di entrare anche in Irlanda e approfondire anche lì il movimento dei levrieri.

Veronica Cucco

Per segnalazioni redazione@rbi.one

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